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Parte
terza
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Memorie e DocumentiDr Vito Graziano Parte III - cap. 5
Fra Luca da Ciminna nacque ivi e visse sempre nel-l'ex-convento
di S. Domenico coll'abito di frate converso. Per ordine dei superiori fu
addetto alla piantagione e alla cultura della vigna, nelle terre donate al
detto convento dal marchese di Ceraci, e ivi passò gran parte della
sua vita nella penitenza e nelle orazioni. Per attendere meglio a questi
devoti esercizi, collocò in sito conveniente una grandissima croce;
perciò quel luogo conservò per molto tempo dopo il nome della
croce, quantunque questa fosse stata tolta e presa a piccoli pezzi dai fedeli
per ricordo di lui. P. Giambattista Castilluzzo nacque in Ciminna il 9 aprile
1613 da Paolo e Domenica Castilluzzo, e fece parte dell'ordine dei Minimi
di S. Francesco di Paola. Ordinato sacerdote, percorse tutti i gradini della
perfezione religiosa, possedendo ogni virtù in grado eminente. Ma
si distinse in modo particolare nelle mortificazioni corporali e nel silenzio
da lui osservato per quindici anni, onde divenne in fama di santità.
Rifulse anche per la sua dottrina, essendo stato Maestro in sacra Teologia e poeta siciliano, di cui riferisco questa breve canzone riportata nella storia di Salerai, scritta dal P. Stanislao Cremona della Compagnia di Gesù e tuttora inedita: Cu li soi inganni lu munnu ci alletta, La carni cu lu spiritu fa lutta, Lu dimoniu ci occulta la via retta, Oh chi tim'pesta eh'è sta vita tutta! Dunca cui nun ha sennu, sennu metta, Cui nun ha sennu ci arresta di sutta! Lu tempu passa e curri cu gran fretta, Salvasi cu si po', la navi è rutta. Egli passò gran parte della vita in Salerai, ove morì il 15 aprile 1657 in età di 44 anni, e il suo ritratto fu inciso sul rame e riprodotto in molte copie, che portavano scritto il seguente elogio: «R. P. T. Baptista Castellucci ordinis Minimorum, S. T. Lector, qui stultus ad quindecima annos ad stuporem servans in humilitate rarus fuit, in obedientia praecipuus, in prudentia invictus, in paupertate rigidissimus; sui suique corporis perpetuus hostis, et omni asperitatum genere adi-mirabilis; tandem virtutibus consumatus, plenus meritis, et mundo mortuus quievit in osculo Domini Salem die 15 apri-lis 1657 aetatis 43».1 Il suo corpo fu sepolto nella chiesa di S. Francesco di Paola in Salemi e sulla tomba sono scolpite le seguenti parole: «Hic tumulatae manent Reliquiae Venerabilis Servi Dei Patris Fratris loannis Baptistae Castelluzzi Ciminnensis Lectoris lubilitati. Qui in ter Minimorum Ordinem non so-lum doctrina, verum etiam sanctitate addictus erat, ut De-mens ab omnibus existimaretur. Demum invicta Patientia, Exemplo, Obedientia, Castitate, sui corporis Maceratione, caeterisque Virtutibus exornatus decessit in hoc Salernitano Conventu Decimo septimo Kalendas Maii Anno 1657». Nella sagrestia della chiesa di S. Francesco di Paola in Salemi, esiste un suo ritratto colla seguente iscrizione: « R. P. loannes Baptista Castelluccio Ordinis Minimorum sacrae Theologiae Lector, qui stultus propter Christum affectus Divinae se totum Sapientiae mancipavit. Silentium ad quin-decim annos ad stuporem servans in humilitate rarus fuit: in obedientia praecipuus; in patientia invictus; in pauperate rigidissimus; sui suique corporis perpetuus hostis, et omni asperitatum genero admirabilis; tandem virtutibus consuma-tus, plenus meritis, et mundo mortuus quievit in osculo .Domini Salem die 15 Aprilis anno 1657. Aetatis 43. Religio-nis 28 ». In Ciminna, sua patria, esiste un altro ritratto, conservato nella chiesa di S. Francesco di Paola, colla seguente iscrizione: « Ven. Dei Servus P. F. loannes Baptista Castel-luzzo Ciminnensis S. Th. Lec.r vitae integritate illustris, corporis maceratione singularis, ac fidus silentii amator. Obiit Salem XV Aprilis 1657, aetatis suae 43 ».
Suor Elisabetta Trippedi rese illustre il paese, che
ebbe la fortuna di darle i natali. Nel Dizionario topografico di Vito Amico
essa trovasi citata fra coloro, che illustrarono la Terra di Ciminna. E con
giusta ragione, perché nel breve spazio di sua vita raggiunse tale
grado di perfezione da restare esempio rarissimo e, direi quasi solo, nelle
storie dei santi. Perciò i lettori mi perdoneranno, se mi tratterrò
alquanto estesamente di questa singolare verginella.
Essa nacque in Ciminna il 21 ottobre 1653 da maestro Filippo e Margherita Trippedi, persone oneste e timorate di Dio. Giunta alla tenera età di cinque anni, cioè nel 1658, un giorno fu condotta dalla madre nel Ritiro della carità vicino la chiesa della Raccomandata, s'invaghì del luogo e dai suoi genitori ottenne il permesso di potervi entrare. E fu nel detto Ritiro, da cui più non uscì, che essa raggiunse tale santità da emulare e anche superare nella vita ascetica le persone più provette. Avuta dalla natura una mente svegliata e precoce, imparò subito a leggere. Divenne modesta nel volto e nel vestire, lasciando tutte quelle puerili vanità, che sono cosa ordinaria nelle bambine; devota in tutte le orazioni e sopratutto ubbidiente agli ordini, che le venivano dati. A 7 anni fece la sua prima comunione nella vicina chiesa della Raccomandata, il primo novembre 1660. E da quel giorno in poi camminò a grandi passi verso l'acquisto della perfezione. Si tormentava tanto colle discipline, che spesso le erano proibite: per cilicio usava corde nodose, teneva una catinella di ferro strettissima in braccio, onde la mano corrispondente le si assottigliò, e portava chicchi di grano nelle scarpe per camminare con dolore. Digiunava quasi tutti i giorni, e quando ciò le era proibito, restava scontenta; spesse volte nella notte, durante le ore di riposo, si metteva genuflessa nel letto colle mani in croce, pregando e meditando qualche mistero della religione. Queste ed altre cose, che essa faceva per mortificare l'innocente suo corpo, dovevano naturalmente influire sulla sa Iute di questo, e non passò molto tempo, che ne apparvero i primi sintomi. Già l'asma, malattia ereditaria nella sua famiglia, l'affliggeva quasi sin dalla nascita; ma nel febbraio del 1663 essa cominciò ad ammalarsi seriamente e, continuando la sua malattia, la supcriora del Ritiro in premio di tante virtù pensò di accordarle l'abito di professa oblata colla regola di S. Benedetto, lo che avvenne con somma consolazione dell'inferma il 4 aprile del detto anno. Indi la sua malattia non tardò molto tempo a produrre i suoi funesti effetti, perché ricevuti gli ultimi sacramenti e consolata da una celeste visione, nella notte del 30 aprile, circa le ore sei d'Italia, morì. Nel seguente giorno, che fu il primo maggio, Dio si compiacque onorare la sua verginella con alcune grazie fatte nel Ritiro. Infatti Suor Geltrude, maestra di novizie, stringendo con fede il soggolo della defunta con una mano, che da molto tempo era affetta da dolori artritici, disse: «Anima benedetta, ricordati di me». E incontanente si sentì riscaldare la mano d'insolito calore, ed ecco di nuovo rinvigorita e sana. Il giorno seguente il suo corpic-ciuolo fu esposto alla vista del pubblico, che accorse numeroso a vederlo, dietro la grata rispondente alla chiesa della Raccomandata; e poi, messo in una cassa, fu sepolto in luogo di deposito dentro una stanza, che serviva allora per sagrestia, non essendovi ancora le sepolture che dovevano farsi in occasione della nuova fabbrica della detta chiesa. Fatta questa, il cadavere fu trasportato in un sepoltura a destra dell'altare maggiore, su cui ancora si legge la seguente iscrizione: «Elisabeth fulgens ad sponsum parvula scan-dit. Illius ossa tenet rusticus iste lapis. Obiit 30 aprilis 1663 ». Il reverendo Sac. D. Santo Gigante, suo confessore, ne scrisse la vita, e Antonio Tornamira, giovandosi di quel lavoro manoscritto, ne pubblicò la relazione due volte, una nella fine della vita del R. P. D. Girolamo Arminio, e l'altra in un piccolo libro pubblicato da Carlo Adamo nel 1675 per uso delle monache oblate di Palermo. LFra Michelangelo da Ciminna fu chierico cappuccino
e morì in fama di santità in questo ex-convento. Nell'ex refettorio
di questo esiste ancora il suo ritratto colla seguente iscrizione: «
Michael Angelus a Ciminna quam a saeculo so-luerat, angelicam vitae innocentiam,
et ignem, etiam erga Deiparam affectum, apud Capucinos caeterarum virtutum,
quae Ephebos Senioribus pares e splendoribus auxit. Brevi igitur tempore
aeternum promerens gloriae diadema una cum Seraphi Parente, ac divo Antonino
Patavino, bis ante obitum sibi apparentibus, ad coelestia migravit anno 1620,
aetatis suae 19 ».
D5. P. Fr. Vincenzo Salanitro appartenne all'ordine
dei Trinitari e morì in fama di santità a Palermo nel 1626
in età di anni 36. Nella sagrestia della Matrice esiste un suo ritratto
colla seguente iscrizione: «Effigies servi Dei P. Fr. Salanitro Ciminnensis
regalis ac militaris ordinis PP. Calceatorum B. Virginis Mariae de Mercede
redemptionis captivorum huius regii conventus S. Annae filii et magistri
no-vitiorum. Obiit Panormi die 18 mensis octobris anno Domini 1626, aetatis
suae annorum 36, religionis vero 10, si-gnis et prodigiis illustris »
Ex originali existente in d. venerabili conventu Panormi pinxit Domi Filippone
1816.
Finalmente debbo accennare ad altri uomini di santa vita, che non nacquero in Ciminna, ma vi passarono gran parte della loro vita. Essi furono i seguenti. P. Salvatore da Pantelleria fu predicatore cappuccino
adorno di tutte le virtù. Per l'innocenza e la mansuetudine della
vita ebbe il dono dei miracoli.
Visse in questo ex-convento dei Cappuccini, ma morì in quello di Palermo. A perpetuo ricordo delle sue virtù, fu eseguito il suo ritratto, che esiste ancora nel detto ex-convento e porta la seguente iscrizione: « P. Salvator a Pantelleria Siculus concionator Cap.nus, omnium virtutum, ei gratiarum genere praeditus. Omnes enim Urbes ad eum veniebant, ad quas ipse non ibat. In extasim saepissime raptus notus omnibus, at solum inscius sibi. Tandem tot donis, muneribusque, et gratiis coelitus cumulatus die 29 nov. 1755 Religionis 39, Panormi mundo dixit: Vale». L7. P. Santo Grech nacque nell'isola di Malta, e perciò
il popolo lo ricorda col nome di P. Malta. Costretto forse ad emigrare dalla
sua patria, andò in Palermo e di là fu mandato nel convento
di San Domenico in Ciminna, dove visse in continua penitenza e fu più
volte priore. Infatti il capitano, i giurati e il sindaco di Ciminna, con
supplica diretta al viceré il 18 gennaio 1793, chiesero che fosse
raffermato nella sua carica di priore del convento di S. Domenico P. Fr.
Santo Grech maltese, del quale descrissero la santità e le qualità
desiderabili in un religioso.2
Aveva il grado di Lettore ed ebbe fama di uomo dotto. La sua morte avvenne
verso la fine del secolo XVIII o nei primordi del secolo XIX, ignorandosi
l'epoca precisa. Il suo corpo si conserva in una cassa di legno dentro la
sepoltura dei confrati del SS. Nome di Gesù, esistente nella detta
chiesa. Di lui si raccontano tanti fatti prodigiosi, a cui il popolo presta
intera fede, e la sua memoria è ancora viva nel paese; corre per le
bocche di tanti e spesso viene cantata la seguente poesia, composta da un
certo Minica di Masi:
2. Archiviodi Stato di Palermo, Rappresentanze del Regno, b. n. 2.335.
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