1. Origine e attrattive principali della festa
A La festa del SS.
Crocifisso, che si venera nella chiesa di S. Giovanni Battista,
è stata sempre la più solenne Essa fu celebrata
la prima volta nel 1651 e da quell'anno in poi non è
venuto mai meno il fervore del popolo ; si celebrava il primo
giorno di maggio, ma per attrarre maggior numero di forestieri
da molti anni è stata trasferita alla prima domenica
del detto mese. Però il popolo continua a festeggiare
anche il primo maggio, astenendosi dal lavoro e ascoltando la
messa.
La chiesa è illuminata a luce elettrica nella sera del
vespro e la messa solenne del giorno seguente, alla quale assiste
la rappresentanza municipale, è cantata a piena orchestra,
formata da molti sonatori di strumenti musicali a corda e a
fiato e da una schiera di cantori, e per accrescere la solennità
delle funzioni sacre si è introdotta da alcuni la usanza
di far predicare 1' ottavario da un oratore rinomato.
Le strade sono animate dal suono della banda musicale, dei tamburi
e dei pifferi, dal rimbombo di mortaretti e dalle corse di bàrberi,
ora alquanto in ribasso, e sfoggio generale di abiti nuovi.
Accrescono solennità alla festa e divertono il popolo
trattenimenti musicali in apposito palco, illuminazione ad archi
con lampade elettriche, palloni areostatici, e infine sparo
di fuochi artificiali, consistenti in razzi, mortaretti, bombe
e macchina pirotecnica, il cui disegno riproduce con gli sfolgoranti
colori dell' iride il prospetto della chiesa di S. Giovanni
Battista o qualche fatto allusivo alla festa del Crocifisso.
Vi è pure fiera di bestiame introdotta con D. R. dell'8
gennaio 1853.
Ma le maggiori attrattive sono la processione delle torce e
quella della sacra immagine.
2. Processione delle torce
La processione delle torce è preceduta dallo
stendardo e dalla banda musicale, i cui componenti procedevano
un tempo a cavallo. Seguono in due file circa trecento animali
elegantemente bardati e cavalcati dai loro padroni, dei
quali ognuno porta una torcia parata con nastri di seta
a vari colori, raccolti a cocche o a festoni, con fiori
artificiali, con figure dei SS. Crocifisso e qualcuna anche
con carte monete. Vengono infine altri animali ornati con
sonagliera al capo e alla coda, coperti da panno a colore
(curigghiuni) e carichi di frumento dato in elemosina
al Crocifisso. Legati pel capestro 1' uno dopo l'altro in
numero di due o più i detti animali sono guidati
dai padroni, i quali gettano per le strade ceci abbrustoliti,
confetti ed altri dolci 1.
La processione comincia dalla via Umberto I, percorre ogni
anno le medesime vie e finisce dinanzi la chiesa di S. Giovanni
Battista. Ivi giunto ogni individuo a cavallo si scopre
devotamente il capo dinanzi 1' immagine del Crocifìsso,
collocata sulla baia nel centro della detta chiesa, e si
allontana ; ma chi guida animali
carichi di frumento si scopre pure il capo, poi fa il
segno della croce e recita a voce bassa alcune preghiere,
dopo le quali si segna una seconda volta, si copre col berretto
e fatti alcuni giri si allontana. Infine arriva quello che
guida
la retina composta di sette muli, e dopo aver fatta
la solita preghiera comincia i giri che gli animali, già
addestrati, compiono parecchie volte in mezzo al silenzio
della folla. Ma l'inappuntabilità dei movimenti suscita
1' ammirazione della folla, che infine scoppia in applausi
e in battimani diretti al guidatore, il quale, ringraziando
col berretto in mano e lanciando con 1'altra confetti e
dolci, si allontana.
(1) L'offerta
del grano sì fa in tanti altri paesi per ringraziare
il santo del raccolto abbondante e per grazie ricevute
3. Processione della sacra immagine
La processione della
sacra immagine è la funzione più
solenne della festa, e nel 1870, essendo proibite
tutte le processioni, esclusa quella del santo patrono,
il Consiglio comunale si riunì in seduta
straordinaria il 30 aprile, dichiarando il SS. Crocifisso
patrono principale del paese.
Presa devotamente dalla sua nicchia con tutti gli
emblemi che l'adornano, cioè il diadema,
la corona di spine, il cinto, e una gioia d' oro
con pietre rosse, la sacra immàgine è
collocata sulla bara nel centro della chiesa. Allora
alcuni devoti toccano la detta immagine con pannolini,
che conservano per ottenere la guarigione di piaghe
e di altre malattie.
La
bara è di forma quadrangolare, il cui
lato è lungo m. 1,65 ed è alta m.
1,82 oltre la croce. Essa è formata dalla
zoccolo, dalla bara propriamente detta e dalla croce
della sacra immagine.
Lo zoccolo fu eseguito nel 1902 dal maestro falegname
Antonino Alesi ed è adorno da vari putti,
da quattro angioletti in atto di suonare strumenti
da fiato, da emblemi della passione e da altri segni
della umana redenzione. La bara poggia sopra lo
zoccolo e nella parte superiore porta nel centro
un piedistallo, su cui è piantata la croce,
e agli angoli quattro statuette di legno indorato,
alte m. 0,90 circa e rappresentanti la Madonna,
S. Giovanni, Santa Maria Maddalena e Maria Cleofe,
che, secondo il vangelo di S. Giovanni, erano vicini
alla croce, ove morì il Redentore. Agli angoli
della bara e al disotto delle statuette sopra descritte
esistono quattro piccoli angeli recanti rispettivamente
nelle mani una lancia, una piccola colonna, un chiodo
e una scaletta, e ai lati quattro scudi aventi nel
centro un piccolo ovale, su cui un' tempo era dipinto
un mistero doloroso, e attorno ad esso dei piccoli
angioli e festoni.
Così disposta la sacra immagine, comincia
la processione. Precedono su due file bene ordinate
parecchie centinaia di persone d' ambo i sessi con
torce di cera accese, seguono le confraternite,
la statua di S. Vito, il clero e infine la sacra
immagine,
portata a spalla da quaranta individui in mutande
bianche con fascia rossa cinta ai lombi e scarpe
bianche, e seguita dalla rappresentanza municipale,
dalla banda musicale e da un popolo immenso, che
alterna la musica ai canti sacri e specialmente
al rosario del SS. Crocifisso.
Nel corso della processione i portatori della bara
dicono ogni tanto a coro e ad alta voce i seguenti
mottetti :
* La grazia di l'arma,
la saluti e la binidizioni di la campagna ci avemu
a dumannari a stu patri amuruso dicennu : Viva
lu patri di li grazii.
* E cui nisciu
chiddu chi governa celu, terra e mari ? e etti voli
grazii ricurri a stu patri amuruau dicennu : ViVa
lu patri di li grazi.
* E cui nisciu la
medica di tutti li malati ? chiddu chi guarisci
cechi, sardi e muti e cui Doli grazii ricurri a
stu patri amurusu dicennu : Viva
lu padrii di li grazii.
* Triunfa lu cela
e la terra chiamannu stu patri amurusu dicennu:
Viva.
* E cui s'arricogghi
lu patri di li peccaturà dicennu: Viva.
* Cu vero cori e cu
vera fidi l'amu a chiamari a stu patri di misiricordia
dicennu : Viva.
La processione si ferma alla Madrice
e continua il giorno seguente fino al luogo di partenza.
4. Antiche
usanze della festa
Nei tempi passati la processione si svolgeva in modo
alquanto diverso. La bara era portata a spalla da ottanta
individui in pedule e in mutande bianche con fascia
rossa cinta ai lombi, e faceva due sole fermate : 1'
una alla Madrice e 1' altra a S. Croce del Canale, ove,
secondo la tradizione, la sacra immagine operò
il primo miracolo.
La processione si compiva in unica volta, e ad essa
intervenivano tutte le confraternite con le loro statue,
coi tamburi e coi gonfaloni, e fino alla legge di soppressione
del 7 luglio 1866 intervenivano pure, dopo le confraternite,
tutti i religiosi dei vari conventi col seguente ordine
: Cappuccini, Paolini, Carmelitani, Francescani e Domenicani.
Nella prima processione, avvenuta nel 1651, la sacra
immagine operò molti prodigi, che furono narrati
dal dottore in Sacra Teologia D. Santo Gigante nella
sua Historia
della miraculosa immagine del SS. Crocifisso di Ciminna,
conservata nell' archivio della chiesa di S. Giovanni
Battista.
5.
Altre antiche usanze della festa
Accenno infine ad altre antiche usanze della festa,
le quali ora sono scomparse.
L'usanza più degna di ammirazione e nello stesso
tempo più commovente era la processione di alcuni
ceti popolari, particolarmente contadini, recanti doni
promessi al SS. Crocifisso nel corso dell' anno : agnelli,
capretti, piccioni, galline, lana, cacio, denaro, torce
di cera ed altro. Tale usanza cessò nella prima
metà del secolo scorso, trasformandosi a poco
a poco nella processione delle torce, della quale si
fa menzione per la prima volta nel 1842. Nel teatro,
ch'era allora nel quartiere della Fontanella, si davano
rappresentazioni sacre per dilettare il popolo, che
vi accorreva numeroso. Nel 1765, in cui fu celebrata
una festa più solenne del solito, furono erogate
dalla chiesa di S. Giovanni Battista onze 4 per pagamento
ai comici, che rappresentarono un' opera di S. Rosalia.
Le dette rappresentazioni durarono i fino a primordi
del secolo scorso, quando cessò di esistere il
detto teatro.
Per fare risaltare agli occhi del popolo i misteri della
croce e i del Crocifisso si facevano le così
dette processioni reali. Si sceglieva un fatto sacro
per lo più allusivo alla festa, ogni personaggio
era vestito in modo bizzarro, portando un motto analogo
al suo significato, e tutti procedevano ordinati in
mezzo a festosi concetti. Sono note le processioni degli
anni 1762, 1765, 1796 e 1797, delle quali parleremo
in seguito.
La mattina della festa, prima di far giorno si faceva
il cosidetto triunfu di li busi, il quale consisteva
in una processione di uomini recanti in mano un manipolo
di bure (ampelodesmo) accese e percorrenti le medesime
strade della sacra immagine.
I musicanti, chiamati allora trombettieri, il giorno
della festa si dividevano in due gruppi, che percorrevano
le strade del paese suonando davanti le porte delle
case per avere dei regali in denaro. Ogni rettore della
chiesa dava due tari e ogni persona civile un carlino.
Tale usanza fu continuata in seguito per parecchio tempo
da violinisti da strapazzo di altri paesi, particolarmente
di Caccamo, che strimpellavano di porta m porta pel
regalo di qualche soldo.
Un'altra usanza, che durò fino a pochi anni addietro,
fu il giuoco dello stendardo. I tamburini e i pifferi
si sbizzarrivano a suonare per le strade, accompagnati
dallo stendardiere. In alcuni luoghi questo si fermava
insieme coi suonatori e cominciava il giuoco, che consisteva
in alcuni esercizi di equilibrio. Egli metteva successivamente
lo stendardo sulla mano, sull'avambraccio, sulla spalla,
sul petto, sul mento, e sulla fronte, e in tali posizioni
si muoveva dinanzi alla folla, che assisteva allo spettacolo,
mentre i suonatori seguivano con i loro suoni i movimenti
di la stinnarderi. Questi era infine applaudito e riceveva,
coi suonatori, il tradizionale bicchiere di vino.
Non vi era ceto popolare che nel giorno della festa
non manifestasse la sua devozione al Crocifisso. Intatti
i gessaioli nel corso della processione facevano sparare
migliala di mortaretti, i caprai regalavano agnellini,
caci e ricotte, i contadini offrivano altri regali e
anche le donne più povere davano galline, pollastre
e ammitti per fornire la chiesa di biancheria.
La devozione al Crocifisso si conserva tuttora viva
nel popolo, anche negl' individui che sono emigrati
in America, i quali fondarono nella città di
Chicago una società di mutuo soccorso intitolata
Gesù Crocifisso di Ciminna, composta da un migliaio
circa di soci.
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