CIMINNA (PA)

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Storia, arte, tradizione, costume, usi, verde, sole.......
Parte seconda
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Memorie e Documenti

Dr Vito Graziano
Pubblicato MCMXI

Parte II - cap.4

Cultura generale degli abitanti

1. Scuole di S. Domenico - 2. Scuole e biblioteca dell' ex-convento Cappuccini - 3.Istituzioni e legati d' istruzione - 4. Scuole femminili del collegio. - 5. Scuole elementari. - 6. Teatro. - 7. Orchestra e banda musicale

1. Scuole di S. Domenico ...............

Le opere d' arte sopraccennate mostrano il gusto del bello, che hanno avuto gli abitanti; ora debbo parlare della loro cultura generale, che si manifesta in modi diversi. La manifestazione più comune della cultura generale d' un paese consiste nel numero e nella natura delle scuole, che vi sono frequentate. Nei tempi passati Ciminna ebbe parecchie scuole, delle quali le più importanti furono quelle dell' ex-convento S. Domenico, fondato nel 1760 dal barone D. Francesco Ciminna.
Questi, volendo adempiere alle disposizioni dei coniugi barone D. Alonso Spatafora e baronessa D. Antonina Ciminna, sua sorella, a dì 4 aprile del detto anno, con atto presso il not. Paolino Facella da Palermo,1 fece assegnazione d'alcune rendite ai religiosi dello ex-convento S. Domenico; dai quali essa fu ratificata con atto del 29 maggio VIII ind.1760 presso il not. Biagio Canzoneri da Ciminna.
In virtù del suddetto atto di assegnazione il convento si obbligò tenere, oltre i quattro Padri che trovavansi allora in esso, altri cinque religiosi dello stesso ordine, dei quali tre dovevano essere sacerdoti e due studenti. Due sacerdoti erano obbligati a celebrare due messe quotidiane, una per l'anima di barone D. Alonso Spatafora e l'altra per l'anima della baronessa D. Antonina Ciminna, e ad insegnare le regole di grammatica in due scuole separate: in una i rudimenti e nell'altra fino all'Umanità e ai principii di Rettorica. L'altro sacerdote, che doveva essere Lettore patentato di loro religione, doveva in quattro anni insegnare i corsi di Filosofiae di Teologia a due studenti religiosi e a quanti altri li volessero frequentare.
Nella detta assegnazione fu anche stabilito dal barone D. Francesco Ciminna, che in qualunque tempo, sia nel cominciamento degli studii, che doveva avvenire nel mese di ottobre, sia durante il corso dell'anno, mancassero in tutto o in parte i maestri di grammatica, o quello di Filosofia e Teologia, l'assegnante, o chi per esso dei successori, potrebbe ripigliarsi le suddette rendite e assegnarle nuovamentead altra casa religiosa di Ciminna, ovvero affidarne l'incarico a preti secolari, affinchè fosse sempre adempita la volontà dei benemeriti fondatori, per utilità e comodità del pubblico.
Le dette scuole si facevano nel convento di S. Domenico, e in principio risposero bene al loro scopo, poiché vi insegnarono uomini illustri per dottrina, e le frequentarono studenti, che poi divennero i preti più dotti di quei tempi nel nostro paese. Ma in seguito furono, per non pochi anni, trascurate interamente e poi adempite in parte, sia per mezzodi religiosi, sia con l'aiuto di sacerdoti secolari stipendiati.Perciò il popolo fece diverse lagnanze, e il barone D. Filippo Ciminna, figlio del D.r D. Francesco esecutore testamentario dai coniugi Spatafora, con sentenza della R. G. C. civile a 6 dicembre 1810 e del Tribunale del Concistoro a 6 dicembre 1811 ottenne che l'amministrazione delle rendite fosse tolta al convento e affidata al Parroco e al Sindaco prò tempore insieme ai Padri dello stesso, e in caso d'inadempimento al barone Ciminna per affidare ad altri le scuole.
Allora queste furono ripristinate in parte, cioè nei due corsi inferiori, che poi divennero una sola scuola di leggere e scrivere e nel 1862 cessarono interamente d'esistere.
Le rendite continuarono ad essere amministrate dal Parroco,dal Sindaco e dal Rettore della chiesa, e nel 1892, con decreto prefettizio del 19 settembre, furono incamerate alla Congregazione di Carità. Con decreto reale del 26 maggio1899 esse furono trasformate metà per borse di studio e metta per soccorso agli ammalati poveri, oltre L. 200 peri spese di culto. Ascendono in tutto a L. 621,17 annuali nette.


1
. Vedi in appendice documento n. XII. e.

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2. Scuole e biblioteca dell'ex-convento Cappuccini

Mentre fiorivano le dette scuole di S. Domenico, nell'ex-convento Cappuccini ne sorgevano altre per uso esclusivo dei novizi, che desideravano l'ammissione nell'ordine. Esse erano un privilegio, che si accordava ai conventi più importanti e più ricchi della provincia, e consistevano nei corsi di Filosofia e Teologia, insegnati da due padri Lettoriai giovani frati, che avevano appreso le lettere nel secolo e aspiravano alla dignità del sacerdozio. Istituite nella seconda metà del secolo XVIII vi durarono fino al 1858, con vantaggio e decoro del convento. Le dette scuole godevano la fiducia del paese, e perciò erano frequentate anche da giovani estranei mediante pagamento.
Oltre alle dette scuole nell'ex-convento Cappuccini esisteva una biblioteca, di cui bisogna fare qualche cenno. Essa ebbe origine nel secolo XVIII coi libri acquistati o lasciati in dono dai religiosi di quella epoca. Il princpale promotore fu 1 P. Antonino Maria da Ciminna, il quale fece costruire il locale, che corrisponde sopra l'ossario del cimitero, ed acquistò un gran numero di libri.
L'opera del padre Antonino, morto nel 1768, fu posteriormente continuata ed accresciuta da altri monaci, fra i quali si distinsero maggiormente i reverendi P. Angelo e P. Domenico da Caltanissetta, P. Ludovico, P. Bernardo eP. Gio. Battista da Scopello, P. Arcangelo da Palermo, P. Serafino da Ciminna e P. Gregorio da Casteltermini. In pocotempo la biblioteca divenne importante, e con decreto del 21 aprile 1738, dato a Roma dalla sacra congregazione dell'Indice, si ottenne il permesso di tenere in essa, fatte alcune eccezioni, tutti i libri proibiti, purché la chiave fosse conservata dal padre guardiano o dal bibliotecario.
Lo scopo immediato di essa era la cultura dei monaci e degli studenti dimoranti nel convento, ma per cortesia di essi era anche aperta a tutte le persone colte del paese e specialmente ai preti del clero secolare. Per conseguenza formò inquesto paese un centro di cultura, che durò fino all'epoca della soppressione.
Venuta questa nell'anno 1866, la biblioteca passò col convento in potere del Demanio, che con decreto ministeriale dell'11 settembre 1871 ne fece dono al Comune, conl'obbligo di fare i cataloghi per l'inventario e l'ordine deilibri. Ma esso, costretto ad accettare questo retaggio, noncurò mai per lungo tempo l'adempimento di quell'obbligo, finché nel 1901 nominò il bibliotecario nella persona del Beneficiale D. Giuseppe Cascino, ed insieme con questo nell'anno 1902 io feci i cataloghi di tutti i libri esistenti.
II numero totale delle opere risultò di 1266 con 2243 volumi, dei quali alcuni sono manoscritti. Le opere stampate appartengono 70 al secolo XVI, 401 al secolo XVII, 609 alsecolo XVIII, e 56 al secolo XIX. Fatti i cataloghi, li consegnai all'ufficio comunale con una relazione, nella quale dimostrai la necessità di far trasportare la biblioteca dentro il paese e fornirla di opere moderne nell'interesse degli studiosi. Ma essa rimane ancora nel locale e nello stato di prima.

10. Di MARZO, op. cit., voi. I, p. 695, opina che la detta icona assai bella e dorata, sia lavoro di Vincenzo Pernaci, scultore in legno da Palermo.
11. Dizionario topografico.

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3. Istituzioni e legati d'istruzione.

Finalmente debbo accennare a diversi arredi sacri di gran pregio, cioè una pianeta ricamata in oro sopra raso bianco nella chiesa di S. Giovanni, una sedia pel precetto dei malati, una sedia per messa cantata, una pianeta e un paliotto nella chiesa della Matrice e un arazzo di velluto cremisi appartenente all'ospedale. La pianeta, che trovasi nella Matrice, apperteneva all'ex-monastero S. Benedetto, ed è tutta ricamata con fili doro,argento e seta di varii colori (bianco, azzurro, rosso, giallo e verde), rappresentanti fiori e festoni. I bordi sono ricamati solamente in oro. Nella parte anteriore e superiore esiste una piccola zona mancante di ricami, perché sciupata. A questa pianeta sono annesse una stola e un manipolo dello stesso sistema. Anche il paliotto apparteneva all'ex-monastero S. Benedetto ed è formato con ricami di fili d'oro e argento, rappresentanti fiori e festoni, su fondo di velluto cremisi. Nel centro si trova ricamato lo stemma di S. Benedetto, consistente in uno scudo di forma ovale contenente l'iscrizione pure in ricami: FAX. Nei bordi non esiste alcun ricamo speciale, quello superiore è logorato. Le sue dimensioni sono: m.2,01 X m. 0,93. L'arazzo appartenente all'ospedale è di velluto cremisi e si colloca come spalliera nella festa, che si celebrava dentro l'ospedale il giorno della Pentecoste. Esso ha la forma di un rettangolo coi lati maggiori disposti orizzontalmente, ed ha le dimensioni di m. 4 per m. 1,46. Intorno alla periferia presenta ricami d'argento, e nel centro è ricamata in oro un'aquila, dalla quale partono molti raggi divergenti ricamati pure in oro e formanti un cerchio. Al di sotto di questo si trova una striscia coll'iscrizione« donum dei altissimi » a destra una fontana coll'iscrizione« fons vivus » e a sinistra uno scudo contenente una fiamma coll'iscrizione« ignis cha-ritas», tutti ricamati in argento. Notisi: questo quadro fu venduto L. 600 durante la pubblicazione di questo libro.

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4. Scuole femminili del collegio

Le scuole, delle quali ho parlato finora, servivano per la cultura e l'istruzione dei giovani; quelle per le ragazze erano solamente nel collegio di Maria. Già questo sin dalla sua origine, che fu nell'anno 1732, tenne sempre, come gli altri collegi, una o più maestre, secondo la sua possibilità, per istruire tutte le bambine e le ragazze del paese nei lavori donneschi e nei misteri della religione, e ciò a gloria di Dio e senza speranza di alcuna mercede. Sul funzionamento di queste scuole, credo utile riportare una relazione, fatta dai deputati del collegio al Presidente della Commissione di Pubblica Educazione ed Istruzione in data 12 luglio 1817: «Lepubbliche scuole sono nel collegio aperte tutto l'anno perdue ore e mezza la mattina, ed altrettanto la sera. Vacano soltanto nel mese di ottobre. In esse vengono ammaestrate le ragazze e donzelle, che vi concorrono in ogni sorta di lavoro attinente a donne, a misura dello stato e condizioni delle medesime. Quante volte vi sono state donzelle civili che hanno voluto apprenderlo, eziandio sono state ammaestrate nel ricamo di qualunque sorte; di cui vi ha particolare perizia in questo collegio.
« Per l'educazione delle ragazze e donzelle sudette s'insegna e si dichiara alle medesime la Dottrina Cristiana dell'Em. Cardinale Bellarmino. E due volte l'anno (almeno peruna volta immancabilmente) si fanno le pubbliche dispute di più coppie di ragazze nella Madre Chiesa, una pria del Precetto Pasquale, e l'altra in settembre pria di cominciare le vacanze con inesplicabile giubilo e soddisfazione di ogni ceto di Persone, che vi concorrono costantemente; una volta al mese tutte devono confessarsi, e nella messa farsi la Gener.Com. nella Chiesa dello stesso Collegio. Il lunedì dopo laDomenica delle Palme si portano processionalmente tutte le sudette scolare nella Madrice Chiesa per adempire al Precettodella Com. Pasq. E qui è da commendarsi come superiorea qualunque nostro elogio, la diligenza, la carità e la pazienza, con cui si applicano le convitirici del collegio nell'istruire, e disporre le innocenti ragazze, appena giunte all'età di discrezione per ricevere i Santi Sacramenti, e nel santo timor di Dio. Le maestre che fissamente sono dedicate interamente al servizio delle scuole per insegnare come sopra si ha detto le Arti domestiche, e la Dottrina Cristiana, sono due oltre la Maestra del ricamo, quante volte vi sono ragazze, che volessero apprenderlo. Ma nei tempi di maggiore concorso, e specialmente nella quaresima, che vi ha la disputa, ed il precetto Pasquale, ed in Agosto, e Settembre che devono altra volta istruirsi le coppie delle disputanti, siaggiungono delle altre Maestre in maggior numero, quanto non manchi quel servizio, che si ha mira con tutto Zelo, e Carità, di dare al Pubblico interamente».3
Tali furono le scuole, alle quali era affidata, nei tempi passati, l'istruzione della gioventù. Esse erano insufficienti ai bisogni della popolazione, come risulta da una relazione de l Capitano di Giustizia, fatta al Presidente della Commissione suprema della pubblica istruzione il 14 giugno 1817. In essa il detto Capitano, dopo aver rilevato l'insufficienza delle scuole in Ciminna, così soggiunse: « Il Comune è poverissimo, né può in nessun modo contribuire delle assegnazioni allo stabilimento di sì fatti luoghi di educazione pubblica,ed istruzione che sarebbe necessità di erigersi. Credo però doverle sommettere che sarebbe un utile pubblico di costringerlo ad uno sforzo di qualche assegnamento per togliere una gioventù che bisogna per necessità crescere in grembo dell'ignoranza».4

3. Archivio di Stato di Palermo, Commissione suprema della pubblica istruzione, anni 1817-1818, voi. 95.
4
. Archivio di Stato di Palermo, Commissione suprema della pubblica istruzione, anni 1817-1818, voi. 95.

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5. Scuole elementari

Le scuole elementari furono istituite per legge col Regolamento 15 settembre 1860, che in Ciminna cominciò ad essere applicato nel 1862. Sin dalla loro istituzione esse furono frequentate da molti alunni, perché il popolo, animato dallo spirito de' nuovi tempi, comprese l'importanza dell'istruzione. Allora le scuole non furono più il privilegio di pochi, ma divennero la nobile palestra di ogni cittadino, che ha il diritto e il dovere di frequentarle per istruirsi.

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6. Teatro
A dimostrare meglio la cultura e l'indole degli abitanti, io debbo parlare del teatro, che in questo paese esiste da tempo antichissimo. Infatti dai conti della chiesa di S. Giovanni Battista si rileva, che sin dal secolo XVIII si facevano rappresentazioni sacre al teatro per accrescere lo splendore della festa; e da quella epoca in poi esso è sempre esistito. II primo teatro sorse dentro il palazzo del castello e serviva a divertire la famiglia baronale e qualche volta anche il pubblico. Ma il teatro più antico, che si conosce per usopopolare, era nel quartiere della Fontanella in un locale, che dava nella via chiamata ora Umberto I e apparteneva alla confraternità di S. Vito. Da un elenco di rendite appartenenti a questa risulta che quel teatro esisteva almeno sin dal1738, e durò quasi fino al 1820.
In seguito si fecero rappresentazioni teatrali in diverse case private, accomodate ad uso di teatro pubblico, finché dopo la legge di soppressione questo passò nell'ex-convento S. Francesco e di là nel 1905, nell'oratorio di S. Francesco. Questo locale fu acquistato ad enfiteusi dalla società filodrammatica Alfieri con atto del 27 novembre detto anno presso not. Antonino Scimeca.
7. Orchestra e banda musicale
Il teatro e la musica si completano a vicenda, e non si può concepire una senza pensare all'altra. Perciò non fa meraviglia, se in Ciminna anche la musica abbia avuto un culto antico e cultori intelligenti.
La musica in forma d'orchestra esisteva sin dal secolo XVIII, come viene provato da un testamento pubblico de l4 agosto IV ind. 1711 presso notaro Agostino Casaga. Suor Margherita Corradino, monaca oblata di S. Benedetto, toglieva dalle sue rendite onza una all'anno per la celebrazione di una messa cantata con musica da farsi il 15 novembre nella sua cappella patronale esistente nella chiesa di S. Francesco. La detta messa si celebra tuttora e l'orchestra, per rispetto all'antica tradizione, prende ancora in tale festa l'onorario di tari dodici. Nel secolo appresso essa veniva adibita per la festa del SS. Crocifisso, che si faceva in modo solenne, con intervento di molti forestieri, e non le si dava meno di onze 4 per tutta la durata della festa, cifra assai elevata per quei tempi. Per la sua importanza, in occasionidi feste era chiamata in molti altri paesi, dei quali alcuni assai popolati. I suoi componenti erano numerosi, e fra essi si ricordano: i maestri D. Salvatore Guagenti, morto di colera il 5 agosto 1837 e D. Giosuè Cascino, morto pure nello stesso anno in Trapani, dove era maestro di cappella, entrambi autori di pregevoli opere.5
La banda musicale ebbe origine qualche tempo dopo, ed in principio era formata da pochi individui che sonavano trombe ed altri strumenti da fiato e si chiamavano trombettieri, col quale nomignolo si designano ancora i discendenti di quelle famiglie.
Il loro numero era assai limitato, onde nelle feste solenni si univano ad individui di altri paesi. Infatti nella festa del primo maggio dell'anno 1757 si pagarono tari 22 ai trombettieri di Ciminna e tari 10 ad altri sonatori forestieri; nella stessa festa dell'anno 1795 si pagarono onza 1. 18 pern. 8 artisti, onza 1 per sonatori calabresi e onze 4 ai musici di nostra terra. Nello stesso modo i nostri trombettieri erano chiamati in altri paesi, ove suonavano insieme con altri. Davano fiato ai loro strumenti per diversi giorni, sonando perle strade sempre ad orecchio, onde erano detti anche orecchianti o sonatori artisti.
Nel 1816 essi erano arrivati al numero di tredici, ma fu verso il 1820 che essi, divenuti circa venti, si organizzarono in forma di banda musicale per opera dei fratelli Salvatore e Giuseppe Gattuso da Ciminna e di maestro Filippo Albanese d'Acquaviva Platani, che si possono considerare come i veri fondatori della nostra banda. I Gattuso sonavano il corno di caccia e l'Albanese il clarino, e con alcuni sonatori di altri paesi giravano la Sicilia in occasioni di feste. In seguito si aggiunsero il tamburo, la grancassa e i piatti.
Col progresso dei tempi e con l'aumento di altri individui la banda raggiunse un grande sviluppo, ed ora è una delle migliori in Sicilia, essendo ricercata da molti paesi anche lontani. Il Comune a titolo d'incoraggiamento le da il tenue assegno di L. 1130 all'anno.
L'orchestra e la banda sono diretta dal bravo maestro di musica signor Antonino Cuti, e hanno due archivi distinti forniti di buone opere antiche e moderne.

5. Del maestro Guagenti sono notevoli: una Messa intera, un Te Deume una pastorale per la notte di Natale; del maestro Cascino due melodrammi: « I Saraceni in Sicilia » eseguito nel 1835 nel teatro S. Gaspare di Trapanie nel Carolino di Palermo, e « Spartaco » rimasto forse incompleto.

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