|
||||||||||
CIMINNA (PA)www.ciminna.eu
Storia, arte, tradizione, costume,
usi, verde, sole.......
|
Parte
seconda
|
|||||||||
|
||||||||||
Memorie e DocumentiDr Vito Graziano Parte II - cap.4 Cultura generale degli abitanti 1. Scuole di S. Domenico - 2. Scuole e biblioteca dell' ex-convento Cappuccini - 3.Istituzioni e legati d' istruzione - 4. Scuole femminili del collegio. - 5. Scuole elementari. - 6. Teatro. - 7. Orchestra e banda musicale 1. Scuole di S. Domenico ............... Le opere d'
arte sopraccennate mostrano il gusto del bello, che hanno avuto gli
abitanti; ora debbo parlare della loro cultura generale, che si manifesta
in modi diversi. La manifestazione più comune della cultura generale
d' un paese consiste nel numero e nella natura delle scuole, che vi
sono frequentate. Nei tempi passati Ciminna ebbe parecchie scuole, delle
quali le più importanti furono quelle dell' ex-convento S. Domenico,
fondato nel 1760
dal barone D. Francesco Ciminna.
2. Scuole e biblioteca dell'ex-convento Cappuccini Mentre fiorivano
le dette scuole di S. Domenico, nell'ex-convento Cappuccini ne sorgevano
altre per uso esclusivo dei novizi, che desideravano l'ammissione nell'ordine.
Esse erano un privilegio, che si accordava ai conventi più importanti
e più ricchi della provincia, e consistevano nei corsi di Filosofia
e Teologia, insegnati da due padri Lettoriai giovani frati, che avevano
appreso le lettere nel secolo e aspiravano alla dignità del sacerdozio.
Istituite nella seconda metà del secolo XVIII vi durarono fino al 1858,
con vantaggio e decoro del convento. Le dette scuole godevano la fiducia
del paese, e perciò erano frequentate anche da giovani estranei mediante
pagamento. 10.
Di MARZO, op. cit., voi. I, p. 695, opina che la detta icona
assai bella e dorata, sia lavoro di Vincenzo Pernaci, scultore in legno
da Palermo. 3. Istituzioni e legati d'istruzione. Finalmente debbo accennare a diversi arredi sacri di gran pregio, cioè una pianeta ricamata in oro sopra raso bianco nella chiesa di S. Giovanni, una sedia pel precetto dei malati, una sedia per messa cantata, una pianeta e un paliotto nella chiesa della Matrice e un arazzo di velluto cremisi appartenente all'ospedale. La pianeta, che trovasi nella Matrice, apperteneva all'ex-monastero S. Benedetto, ed è tutta ricamata con fili doro,argento e seta di varii colori (bianco, azzurro, rosso, giallo e verde), rappresentanti fiori e festoni. I bordi sono ricamati solamente in oro. Nella parte anteriore e superiore esiste una piccola zona mancante di ricami, perché sciupata. A questa pianeta sono annesse una stola e un manipolo dello stesso sistema. Anche il paliotto apparteneva all'ex-monastero S. Benedetto ed è formato con ricami di fili d'oro e argento, rappresentanti fiori e festoni, su fondo di velluto cremisi. Nel centro si trova ricamato lo stemma di S. Benedetto, consistente in uno scudo di forma ovale contenente l'iscrizione pure in ricami: FAX. Nei bordi non esiste alcun ricamo speciale, quello superiore è logorato. Le sue dimensioni sono: m.2,01 X m. 0,93. L'arazzo appartenente all'ospedale è di velluto cremisi e si colloca come spalliera nella festa, che si celebrava dentro l'ospedale il giorno della Pentecoste. Esso ha la forma di un rettangolo coi lati maggiori disposti orizzontalmente, ed ha le dimensioni di m. 4 per m. 1,46. Intorno alla periferia presenta ricami d'argento, e nel centro è ricamata in oro un'aquila, dalla quale partono molti raggi divergenti ricamati pure in oro e formanti un cerchio. Al di sotto di questo si trova una striscia coll'iscrizione« donum dei altissimi » a destra una fontana coll'iscrizione« fons vivus » e a sinistra uno scudo contenente una fiamma coll'iscrizione« ignis cha-ritas», tutti ricamati in argento. Notisi: questo quadro fu venduto L. 600 durante la pubblicazione di questo libro. Le scuole, delle quali ho parlato
finora, servivano per la cultura e l'istruzione dei giovani; quelle
per le ragazze erano solamente nel collegio di Maria. Già questo sin
dalla sua origine, che fu nell'anno 1732, tenne sempre, come gli altri
collegi, una o più maestre, secondo la sua possibilità, per istruire
tutte le bambine e le ragazze del paese nei lavori donneschi e nei
misteri della religione, e ciò a gloria di Dio e senza speranza di
alcuna mercede. Sul funzionamento di queste scuole, credo utile riportare
una relazione, fatta dai deputati del collegio al Presidente della
Commissione di Pubblica Educazione ed Istruzione in data 12 luglio
1817: «Lepubbliche scuole sono nel collegio aperte tutto l'anno
perdue ore e mezza la mattina, ed altrettanto la sera. Vacano soltanto
nel mese di ottobre. In esse vengono ammaestrate le ragazze e donzelle,
che vi concorrono in ogni sorta di lavoro attinente a donne, a misura
dello stato e condizioni delle medesime. Quante volte vi sono state
donzelle civili che hanno voluto apprenderlo, eziandio sono state
ammaestrate nel ricamo di qualunque sorte; di cui vi ha particolare
perizia in questo collegio. 3.
Archivio di Stato di Palermo, Commissione suprema della pubblica
istruzione, anni 1817-1818,
voi. 95. Le
scuole elementari furono istituite per legge col Regolamento 15 settembre
1860, che in Ciminna cominciò ad essere applicato nel 1862. Sin dalla
loro istituzione esse furono frequentate da molti alunni, perché il
popolo, animato dallo spirito de' nuovi tempi, comprese l'importanza
dell'istruzione. Allora le scuole non furono più il privilegio di
pochi, ma divennero la nobile palestra di ogni cittadino, che ha il
diritto e il dovere di frequentarle per istruirsi.
A dimostrare
meglio la cultura e l'indole degli abitanti, io debbo parlare del
teatro,
che in questo paese esiste da tempo antichissimo. Infatti dai conti
della chiesa di S. Giovanni Battista si rileva, che sin dal secolo
XVIII si facevano rappresentazioni sacre al teatro per accrescere
lo splendore della festa; e da quella epoca in poi esso è sempre esistito.
II primo teatro sorse dentro il palazzo del castello e serviva
a divertire la famiglia baronale e qualche volta anche il pubblico.
Ma il teatro più antico, che si conosce per usopopolare, era nel quartiere
della Fontanella in un locale, che dava nella via chiamata ora Umberto
I e apparteneva alla confraternità di S. Vito. Da un elenco di rendite
appartenenti a questa risulta che quel teatro esisteva almeno sin
dal1738, e durò quasi fino al 1820.
In seguito si fecero rappresentazioni teatrali in diverse case private, accomodate ad uso di teatro pubblico, finché dopo la legge di soppressione questo passò nell'ex-convento S. Francesco e di là nel 1905, nell'oratorio di S. Francesco. Questo locale fu acquistato ad enfiteusi dalla società filodrammatica Alfieri con atto del 27 novembre detto anno presso not. Antonino Scimeca. Il
teatro e la musica si completano a vicenda, e non si può
concepire una senza pensare all'altra. Perciò non fa meraviglia, se
in Ciminna anche la musica abbia avuto un culto antico e cultori intelligenti.
La musica in forma d'orchestra esisteva sin dal secolo XVIII, come viene provato da un testamento pubblico de l4 agosto IV ind. 1711 presso notaro Agostino Casaga. Suor Margherita Corradino, monaca oblata di S. Benedetto, toglieva dalle sue rendite onza una all'anno per la celebrazione di una messa cantata con musica da farsi il 15 novembre nella sua cappella patronale esistente nella chiesa di S. Francesco. La detta messa si celebra tuttora e l'orchestra, per rispetto all'antica tradizione, prende ancora in tale festa l'onorario di tari dodici. Nel secolo appresso essa veniva adibita per la festa del SS. Crocifisso, che si faceva in modo solenne, con intervento di molti forestieri, e non le si dava meno di onze 4 per tutta la durata della festa, cifra assai elevata per quei tempi. Per la sua importanza, in occasionidi feste era chiamata in molti altri paesi, dei quali alcuni assai popolati. I suoi componenti erano numerosi, e fra essi si ricordano: i maestri D. Salvatore Guagenti, morto di colera il 5 agosto 1837 e D. Giosuè Cascino, morto pure nello stesso anno in Trapani, dove era maestro di cappella, entrambi autori di pregevoli opere.5 La banda musicale ebbe origine qualche tempo dopo, ed in principio era formata da pochi individui che sonavano trombe ed altri strumenti da fiato e si chiamavano trombettieri, col quale nomignolo si designano ancora i discendenti di quelle famiglie. Il loro numero era assai limitato, onde nelle feste solenni si univano ad individui di altri paesi. Infatti nella festa del primo maggio dell'anno 1757 si pagarono tari 22 ai trombettieri di Ciminna e tari 10 ad altri sonatori forestieri; nella stessa festa dell'anno 1795 si pagarono onza 1. 18 pern. 8 artisti, onza 1 per sonatori calabresi e onze 4 ai musici di nostra terra. Nello stesso modo i nostri trombettieri erano chiamati in altri paesi, ove suonavano insieme con altri. Davano fiato ai loro strumenti per diversi giorni, sonando perle strade sempre ad orecchio, onde erano detti anche orecchianti o sonatori artisti. Nel 1816 essi erano arrivati al numero di tredici, ma fu verso il 1820 che essi, divenuti circa venti, si organizzarono in forma di banda musicale per opera dei fratelli Salvatore e Giuseppe Gattuso da Ciminna e di maestro Filippo Albanese d'Acquaviva Platani, che si possono considerare come i veri fondatori della nostra banda. I Gattuso sonavano il corno di caccia e l'Albanese il clarino, e con alcuni sonatori di altri paesi giravano la Sicilia in occasioni di feste. In seguito si aggiunsero il tamburo, la grancassa e i piatti. Col progresso dei tempi e con l'aumento di altri individui la banda raggiunse un grande sviluppo, ed ora è una delle migliori in Sicilia, essendo ricercata da molti paesi anche lontani. Il Comune a titolo d'incoraggiamento le da il tenue assegno di L. 1130 all'anno. L'orchestra e la banda sono diretta dal bravo maestro di musica signor Antonino Cuti, e hanno due archivi distinti forniti di buone opere antiche e moderne. 5.
Del maestro Guagenti sono notevoli: una Messa intera, un Te Deume
una pastorale per la notte di Natale; del maestro Cascino due melodrammi:
« I Saraceni in Sicilia » eseguito nel 1835 nel teatro
S. Gaspare di Trapanie nel Carolino di Palermo, e « Spartaco
» rimasto forse incompleto.
|