1. Opere
di scultura esistenti nelle chiese della Matrice, S. Domenico,
S. Francesco, Carmine, Purgatorio.
Ciminna possiede molte opere d'arte, delle quali
alcune sono di gran pregio e mostrano il culto che hanno avuto
per essa i suoi abitanti. Le dette opere abbracciano lavori di
scultura, di pittura ed altro, sparsi in diverse chiese e non
sempre bene mantenute.
Fra le sculture è molto pregevole il prospetto della cappella
del Crocifisso nella madre chiesa.
Esso è formato di pietre antiche con rilievi rappresentanti putti,
teste, animali, foglie, fiori, frutta ed altri adorni. Rimonta
al secolo XVI,ma ha perduto il colore naturale, che aveva in origine,
perché coperto da un intonaco di calce, fatto da mano profana.
Oltre al detto prospetto, nella stessa chiesa si ammira anche
l' elegante custodia di marmo, che prima adornava l' altare del
SS. Sacramento e poi intorno al 1870, non si sa per quale ragione,
fu incastrata nell 'ampia parete d' una cappella contigua. Essa
ha un 'altezza di m. 3,10 con una larghezza dim. 2.25, ed è divisa
in tre scompartimenti. In quello di centro, ch 'è il maggiore,
vi è il Cristo risorto con quattro angeli genuflessi ai piedi,
e al di sopra il calice e l' ostia colla mistica colomba in alto;
in quello di destra vi è S. Pietro e in quello di sinistra S.
Maria Maddalena.
Nella parte superiore si vede: nel centro il Dio Padre, in mezza
figura, sormontato da una piccola croce, e ai lati l'Annunziata
e l'Angelo. Nella parte inferiore, che forma la base, si vedono
tre piccole storie, cioè in mezzo la cena, da un lato la nascita
di Gesù e dall'altro S. Pietro in atto di ricevere le chiavi dal
Nazareno. Questa pregevole custodia è del secolo XVI ed evidentemente
gaginesca; ma l'Abb. Gioacchino Di Marzo crede che essa sia della
scuola di Antonello e non di sua mano.
È anche degna di menzione nella stessa chiesa la statua di Nostra
Signora col bambino, nel cui piedistallo si legge: Nostra Donna
libera inferno 1611. A proposito della suddetta statua il
Mongitore2 racconta che
Suor Francesca Benedetta Corbino, monaca del monastero benedettino
della Concezione in Palermo, a di 8 settembre 1611 manifestò al
Sac. D. Santo di Bartolomeo da Ciminna di avere avuta l'ispirazione
divina di fare scolpire una statua in marmo della SS. Vergine
della stessa forma e collo stesso titolo della Madonna di Libera
Inferni, esistente nella Cattedrale, e di farla collocare in una
cappella vicino l' altare maggiore della madre chiesa di Ciminna,
in onore della gran Madre di Dio e per la liberazione dal Purgatorio
dell 'anima di sua madre. Poscia pregò il suo genitore Pietro
Corbino di apprestare il denaro necessario e, avendo questi annuito
ad opera cotanto pia, fu scelto al lavoro Vincenzo Guercio, peritissimo
scultore palermitano, che l' eseguì nel breve periodo di
26 giorni e a6 dicembre 1611 la consegno al Corbino, da cui ricevette
la mercede pattuita di 75 scudi, giusta gli atti di allogazione
e di consegna presso il notar Francesco Graziano.
La statua fu portata prima al monastero della Concezione, ove
stette quattordici giorni, e dopo fu consegnata al detto D. Santo
di Bartolomeo e trasportata in Ciminna. Ivi fu ricevuta con solenne
pompa e processione e collocata nell 'altare attuale, che prima
era dedicato ai SS. Cosmo e Damiano.3
Questa statua non è di gran pregio e il Di Marzo la giudica di
assai debole stile.4
Di grandissimo pregio è invece
un' altra statua in marmo di nostra Signora col bambino, che esiste
nella chiesa di S. Domenico. Nel
piedistallo, di forma esagonale, è scolpita in piccolo la nascita
di Gesù, e vi si legge la seguente iscrizione: loani di Adamu
fieri fecit MDXXXII. S. Maria di loritu.
Quantunque non esista alcun documento, questa statua è certamente
opera di Antonello Gagini per giudizio concorde di tutte le persone
intendenti; il solo Abb. Gioacchino Di Marzo,5
vi scorse l' opera minore dei figli di Antonello, ma, ritornato
ad osservarla nel 1898, ne restò così ammirato che la giudicò
con certezza opera di quest' ultimo.
Ma l'opera più bella di scultura in marmo è la custodietta, esistente
pure nella detta chiesa di S. Domenico. Essa ha un'altezza totale
di m. 1,43 con una larghezza massima dim. 1.03 e consiste in un
bellissimo gruppo della Pietà, circondato da adorni e formato
dal Cristo, dalla Madonna e da S. Giovanni evangelista. Nella
base si osserva un piccolo ciborio con due angeli genuflessi in
atto di adorazione, e al disotto la seguente iscrizione: Tantum
ergo sacramentum. Nella parte superiore esiste una mezza figura
del Padre eterno, che colla mano sinistra tiene un piccolo globo
e colla destra è in atto di benedire. Il colorito del marmo è
in alcune parti al quanto oscuro per l' umidità del muro,
ove la detta opera era prima collocata; ma nel 1901 il Regio Commissario
del Comune Avv. Bruno Borgia, in seguito a mia istanza, la fece
rimuovere da quel luogo e incastrarla in un'altra parete asciutta.
Pel carattere dello stile e la preziosità del lavoro quest 'opera
si attribuisce ad Antonello Gagini, a cui fu allocata nel 1522.
«Del resto, dice l' illustre Abb. Gioacchino Di Marzo,6
checché di ciò sia, tengo indubitabilmente questa opera di mano
del nostro Antonello, non ravvisandovi affatto la minore arte
degli aiuti e dei figli, che colà (in Ciminna) pure in altri marmi
si avverte».
Nella sagrestia di
S. Francesco si trova un altro bellissimo lavoro del Gagini,
consistente in un Crocifisso alto sei palmi (m. 1,55) e modellato
in mistura. Esso è al quanto guasto e ridipinto, ma per l'espressione
del volto e per la gracilità delle membra somiglia molto a quello
di Alcamo, che fu fatto da Antonello Gagini. Perciò il detto Abb.Di
Marzo7 crede che sia quello
stesso Crocifisso, che il detto Antonello, con atto del 22 maggio
IX ind. 1521 presso il notare Spanò da Palermo, si obbligò fra
tre mesi fornire con sua dipintura e doratura, con corrispondente
diadema e titolo ed ogni altro necessario pel prezzo di onze dieci
al reverendo maestro Leonardo Ventimiglia, ministro di tutto l'ordine
dei frati Minori in Sicilia, pel convento di Ciminna.
Fra le opere di scultura in legno sono ammirate le statue della
Madonna del Rosario con S. Domenico e il bambino,della Madonna
del Carmine con S. Simone e il bambino e di S. Andrea apostolo,
eseguite dal valente scultore D. Filippo Quattrocchi.
La statua della Madonna del Rosario col bambino e S. Domenico,
che trovasi nella chiesa di questo nome, fu eseguita nell'anno
1781 e ridipinta nel 1858 dal Reggente Pasquale Sarullo, come
si rileva dalla seguente iscrizione esistente nei quattro lati
del piedistallo:
« Ciminnensium protectrix et patrona — Philippus 4
Occhi civitatis Euci sculpsitanno 1781 — Restaurata ex sumptibus
Conv.us an. 1858 — Fr. Pasqual Sarullo conventualis Regentis
huius civitatis Ciminnae pinxit an. 1858».
La statua della Madonna
del Carmine col bambino e S. Simone è nella chiesa omonima
e fu pure eseguita nell'anno 1781, come si rilevava da una iscrizione
del piedistallo, cancellata in occasione di ritocco. La
statua di S. Andrea apostolo era prima nella chiesa omonima, ma
nell'anno 1909, essendo stata questa trasformata in ricovero dei
poveri, fu trasportata nella Matrice. Essa fu eseguita nell'anno
1797 pel prezzo di onze 28, come risulta da un atto di epoca fatta
il 27 novembre 1796 presso il notar Raffaele Calici da Palermo.8
È una copia di quella esistente nella Basilica di S. Giovanni
Laterano di Roma. Non meno pregevole di quelle sudette è la statua
dell'Immacolata
esistente nella chiesa di S. Francesco. Essa fu eseguita
dallo scultore Antonino Barcellona da Palermo nel1781 pel prezzo
di onze 30, oltre onze 2 di regalo, erogate dal convento con apoca
del 27 novembre XV ind. dello stesso anno presso il notar Domenico
Caldara. Sembra che l'artista siasi ispirato al quadro dell'Immacolata,
esistente nella tribuna maggiore della detta chiesa, poiché vi
è molta somiglianzà fra le due opere artistiche.
Assai commovente fu l'ingresso nel paese della detta statua. Già
tutto era pronto per la festa dell'8 dicembre,9
ma per le cattive strade e pel cattivo tempo coloro che dovevano
portarla da Palermo avevano ritardato fino alla sera della vigilia;
la onde il popolo, impaziente di aspettare in chiesa fino a due
ore di notte, avviossi con fanali accesi, attraverso i fanghi
delle campagne, per andarle incontro, e trovatala nel territorio
di Baucina, fece ritorno nel centro della notte in mezzo a canti,
suono di campane e illuminazione delle vie.
Finalmente sono degne di menzione le seguenti opere di scultura:
Un crocifisso spirante nella chiesa di S. Giuseppe, attribuito
al Sac. D. Francesco Cannizzaro da Ciminna morto il 28
agosto 1738; i cinque misteri dolorosi, specialmente il primo
e il quarto, fatti in grandezza naturale ed esistenti nella chiesa
del Purgatorio, che si portano in processione la mattina
del venerdì santo, attribuiti pure al detto Cannizzaro; un altro
Crocifisso pure spirante nella chiesa dei Cappuccini, eseguito
forse dallo stesso autore; un Ecce homo in mezza figura con suo
piedistallo, fatto di pietra con colori naturali imitanti echimosi
e vasi sanguigni, alto col piedistallo cm. 69 ed esistente dentro
il collegio di Maria, d'ignoto autore, e un presepio con piccolissimi
personaggi d'avorio esistente nella chiesa dei Cappuccini, pure
d'ignoto autore.
1. I Gagini e la
scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI, vol. I, Palermo1888,
pp. 296 e 297.
2.
Palermo divoto di Maria, Palermo 1720, tomo II, p. 110 e seg.;
LeMercerìe dei pittori, scultori, architetti artefici, in cera
siciliani, f. 261, esistente nella Biblioteca Comunale di Palermo
ai segni Q q C 63.
3.
Il detto di Bartolomeo dotò la statua di alcune rendite, e quando
morì fu sepolto dinanzi quell' altare.
4.
Op. cit., voi. I, p. 599
5.
Op. cit., voi. I, p. 297 in nota e 402.
6.
Op. cit., voi. I, pp. 296 e 297.
7.
Op. cit., voi. I, pp. 296 e 297. Vedi anche in appendice
documento n. III.
8.
Vedi in appendice documento n. XV.
9.
Per la celebrazione della detta festa il convento aveva ottenuto
dalpopolo, col consenso del duca di Ciminna, l'assegno di onze
quattro, comerisulta per atto di not. Filippo La Vignerà da Ciminna
in data del 2 dicembreIX ind. 1640. Tale assegno è dato ancora
dal Comune.
2. Opere
di pitture esistenti nelle chiese della Matrice, Purgatorio, S.
Francesco e nell' ex-oratorio di S. Francesco
Ma Ciminna non è meno ricca e adorna di lavori
in pittura. I più rinomati e antichi fra essi sono due quadri
dipinti su tavola, di autori ignoti. Uno si trova nella chiesa
del Purgatorio incastrato nella parete
dietro l'altare maggiore, ed ha la forma d' una grande icona o
custodia divisa in sei scompartimenti, oltre la base.10
Nello scompartimento di centro, ch 'è il più grande, vi
è dipinta la Madonna col bambino, in quello di destra S. Pietro
e in quello di sinistra S. Paolo. Al di sopra di questi vi sono
altri tre scompartimenti: in quello di centro vi è dipinta la
Resurrezione e in quelli dei lati l'Annunziata e l'Angelo. Nella
base sono dipinti in piccoli quadri il gruppo della Pietà
con due Marie. Giuseppe d'Arimatea, Nicodemo, S. Sebastiano, S.
Giovanni e i dodici apostoli. Secondo Amico11questo
quadro appartiene al principio del secolo XVI. L'altro quadro
di pittura su tavola è un trittico esistente nella chiesa di S.
Giovanni Battista e chiamato la Madonna dell'Udienza. Nello scompartimento
di centro vi è la Madonna col bambino, in quello di destra S.
Giovanni Battista col simbolico agnello e in quello di sinistra
S. Michele Arcangelo portante in mano uno stendardo. Questo quadro
fu ritoccato nel 1793 da D. Vincenzo Di Bella ed è alquanto sciupato,
onde si giudica più antico di quello precedente.Esso è lodato
dal detto Amico nella citata opera. Gli altri quadri di pregio
esistenti in Ciminna appartengono alla prima metà del secolo XVII
e sono in gran parte opere del pittore terminese Vincenzo La Barbera.
Il più pregevole di essi è quello dell'Assunta esistente nella
cappella omonima della Matrice ed
eseguito nell'anno 1611. Nella parte inferiore del quadro esiste
questa iscrizione: «Vincentius Barbera inv. e pictori».Nella
stessa chiesa esiste un altro quadro del medesimo autore fatto
nel 1611 e rappresentante la Madonna prima del parto in atto di
preghiera. Il quadro porta la seguente iscrizione: «Vincentius
Barbera T... ».L'ultimo quadro del La Barbera esistente
in Ciminna si trova nella chiesa di S. Francesco e rappresenta
il martirio di S. Apollonia. Nella parte inferiore si legge la
seguente iscrizione: «Vincentius La Barbera pinxit 160...».Intorno
a quell'epoca fu eseguito un altro quadro per cura di Vito Abbinanti,
Vincenzo Musca e Leonardo Fauchella, tuttora esistente nella chiesa
della Matrice sotto il nome dello Spasimo e rappresentante il
viaggio di Cristo al Calvario. Esso è forse una copia della meravigliosa
tavola del celebre Raffaello. Un
altro quadro, assai pregevole, è quello della Concezione della
SS. Vergine, che è nella chiesa di S. Francesco
e si attribuisce al celebre pittore Vito D'Anna. Esso è uguale
al quadro in mosaico della Immacolata, esistente nella chiesa
di S. Francesco in Palermo ed eseguito in Roma nel 1771, e si
crede che sia stato l'originale su cui fu fatto il detto mosaico.
Sono anche degni di menzione
altri quadri pregevoli:quelli del SS. Nome di Gesù, che si attribuisce
per tradizione al celebre pittore monrealese, di S. Agnese e della
consegna delle chiavi, eseguito nel 1629, d'ignoti autori nel
laMatrice, e una custodia dipinta e indorata da Pietro Antonio
Novelli da Monreale, padre del celebre Pietro, come risulta
da un atto del 28 giugno II ind. 1604 presso il notaro Nicolo
Focella, nella chiesa di S. Domenico, ed altri.Oltre ai quadri
sopradetti esistono in Ciminna alcune pitture in affresco molto
ammirate, appartenenti alla seconda metà del secolo XVII. Esse
adornano la volta dell'ex-oratorio di S. Francesco, ora trasformato
in teatro, e sono ricche di cornici, festoni ed altri adorni ad
imitazione di stucco. Sono divise in tre scompartimenti. Nel primo,
che corrispondeva in vicinanza dell'altare maggiore, è dipinta
la nascita della Madonna. Nello scompartimento di centro, ch'è
il più grande, è dipinta la Madonna in mezzo alla Triade sacrosanta,
e al di sotto di essa si vedono: un angelo coll'iscrizione «
Gaudium annunciavi! » e S. Michele Arcangelo colla spada
infuocata all'estremità e diretta in basso, dove si trova rappresentato
l'inferno con diavoli e serpenti. Nello scompartimento, che corrisponde
in vicinanza della porta, è dipinta la Madonna in mezzo al Dio
Padre, a Gesù Cristo e allo Spirito Santo, che trovasi in alto
in forma di colomba . Diversi angeli completano e adornano il
quadro. Nelle parti laterali della volta sono dipinti in grandezza
naturale i quattro evangelisti e i profeti David e Isaia. Queste
pitture furono eseguite dal pittore fiammingo Borremans figlio
di Guglielmo, e ristorate nel 1788 da D. Vincenzo Di Bella. Ora
sono alquanto guaste per le fessure della volta e anche deturpate
da mani vandaliche.
Parlando delle pitture debbo accennare a un bellissimo dipinto
esistente sul pavimento della chiesa di S. Giovanni Battista e
fatto nel 1846. È lungo m. 3,23 e largo m. 2,47e rappresenta l'adorazione
del serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto per comando
di Dio, come si legge nel cap. XXI del Libro dei Numeri. Esso
è la riproduzione in disegno dei basso rilievi, che adornano l'altare
maggiore. Ora debbo parlare d'alcuni pregiatissimi lavori
di disegno a penna, fatti dal Sac. D. Santo Gigante in un libro
di canto fermo, eseguito nel 1631 e conservato nella Matrice.
Nel frontespizio porta questo titolo: «Graduale de festivitatibus
sanctorum», ed è composto di 116 fogli di pergamena
con 232 pagine. Ogni festività comincia con una vignetta formante
la prima lettera del salmo, con disegni a penna allusivi al testo.
Questi sono di vari colori e sono così belli che sembrano
finiti oggi.
10.
Di MARZO, op. cit., voi. I, p. 695, opina che la detta
icona assai bella e dorata, sia lavoro di Vincenzo Pernaci, scultore
in legno da Palermo.
11.
Dizionario topografico.
3.
Arredi sacri di pregio artistico
Finalmente
debbo accennare a diversi arredi sacri di gran pregio, cioè una
pianeta ricamata in oro sopra raso bianco nella chiesa di S. Giovanni,
una sedia pel precetto dei malati, una sedia per messa cantata,
una pianeta e un paliotto nella chiesa della Matrice e un arazzo
di velluto cremisi appartenente all'ospedale. La
pianeta, che trovasi nella Matrice, apperteneva all'ex-monastero
S. Benedetto, ed è tutta ricamata con fili doro,argento e seta
di varii colori (bianco, azzurro, rosso, giallo e verde), rappresentanti
fiori e festoni. I bordi sono ricamati solamente in oro. Nella
parte anteriore e superiore esiste una piccola zona mancante di
ricami, perché sciupata. A questa pianeta sono annesse una stola
e un manipolo dello stesso sistema. Anche
il paliotto apparteneva all'ex-monastero S. Benedetto ed è formato
con ricami di fili d'oro e argento, rappresentanti fiori e festoni,
su fondo di velluto cremisi. Nel centro si trova ricamato lo stemma
di S. Benedetto, consistente in uno scudo di forma ovale contenente
l'iscrizione pure in ricami: FAX. Nei bordi non esiste alcun ricamo
speciale, quello superiore è logorato. Le sue dimensioni sono:
m.2,01 X m. 0,93. L'arazzo
appartenente all'ospedale è di velluto cremisi e si colloca come
spalliera nella festa, che si celebrava dentro l'ospedale il giorno
della Pentecoste. Esso ha la forma di un rettangolo coi lati maggiori
disposti orizzontalmente, ed ha le dimensioni di m. 4 per m. 1,46.
Intorno alla periferia presenta ricami d'argento, e nel centro
è ricamata in oro un'aquila, dalla quale partono molti raggi divergenti
ricamati pure in oro e formanti un cerchio. Al di sotto di questo
si trova una striscia coll'iscrizione« donum dei altissimi
» a destra una fontana coll'iscrizione« fons
vivus » e a sinistra uno
scudo contenente una fiamma coll'iscrizione« ignis cha-ritas»,
tutti ricamati in argento. Notisi: questo quadro fu venduto
L. 600 durante la pubblicazione di questo libro.
4.
Opere
d'arte distrutte o disperse
Molte
furono le opere d'arte, che ora sono distrutte o di cui rimangono
solamente tracce.
La più importante di esse era una custodia in marmo,che si trovava
incastrata nella parete dietro l'altare maggiore di S. Francesco
e ne venne rimossa nel 1802 quando fu abbassato il suolo del cappellone
e della sagrestia per opera del padre Luigi Mavaro, guardiano
del convento. Restano ancora una Pietà e due figurette
del Serafico e del Battista nel prospetto di detta chiesa,12
altri pochi avanzi nella cappella di S. Maria di Loreto e la gradinata
della tribuna maggiore.
In queste poche tracce si vede l'arte della scuola gaginesca,
e l'Abbate Di Marzo13
crede che sia quella stessa custodita che Antonino Gagini, figlio
di Antonello, con atto del 15 novembre 1538 presso il notar Francesco
Cavarretta da Palermo, si obbligò fare, al reverendo maestro LeonardoVentimiglia,
simile a quella eseguita dal di lui padre per la chiesa di S.
Chiara, e avente la lunghezza di otto palmi e mezzo e la larghezza
di m. 2,19 con le figure di S. Giovanni Battista a destra e di
S. Francesco a sinistra, pel prezzo di onze 25.14
Un'altra opera di scultura esistè nel nostro paese, senza arrivarne
a noi alcuna traccia; poiché da un atto incompleto del 30 gennaio
X ind. 1521 presso il notar Giovan Francesco Formaggio da Palermo
si rileva aver convenuto Antonello Gagini con un Simone Bille
della Terra di Ciminna per un lavoro di scultura, che non si sa
precisamente quale fosse.15
Però siccome nessuna, fra le sculture che sono in Ciminna,
corrisponde a quella sopraccennata si crede che essa sia un'opera
estinta.
Le pitture in affresco dell'ex-chiesa S. Benedetto erano d'ignoto
autore e rappresentavano la vita e il trionfo del detto santo.
Esse erano divise in tre scompartimenti limitati da cornici in
stucco. Nel primo, che corrispondeva in vicinanza dall'altare
maggiore, non si sa quello che vi era rappresentato, perché una
parte del dipinto era scomparso da molto tempo. Nel secondo scompartimento,
che corrispondeva al centro della volta, ed era il più grande,
era rappresentato il trionfo di S. Benedetto: in alto si osservava
la SS. Triade,che teneva preparata la corona della gloria per
S. Benedetto, il quale stava per salire in ciclo, e un po' al
di sotto si vedevano la Madonna, il re David, S. Giovanni Battista,S.
Scolastica, S. Geltrude, S. Mauro, S. Placido ed altri Nel terzo
scompartimento, che corrispondeva in vicinanza della porta maggiore,
erano dipinti tutti i santi protettori di Ciminna: S. Vito, S.
Modesto, S. Crescenza, S. Maria Maddalena, S. Rocco ed altri santi.
Nella chiesa della Raccomandata esiste tuttora una pittura in
legno del 500 rappresentante Cristo Crocifisso, a guisa di quella
croce che si osserva nella Matrice di Termini Imerese. Siccome
questa fu eseguita da Pietro Ruzolone da Palermo, celebre pittore
della fine del secolo XV e principio del XVI, detto il Raffaello
siciliano, nel 1484, è probabile che per l'identità di forma e
di stile essa sia stata opera dello stesso autore, al quale s'attribuiscono
per la stessa ragione quella della Matrice in Castellammare e
l'altra di S. Francesco in Caccamo, che ora non esiste più. Ma
essa è così guasta, che può considerarsi come un vestigio d'opera
artistica e come un semplice ricordo del pregio che ebbe. Fra
le opere artistiche completamente scomparse accenno a due gonfaloni
fatti dall'artista Vincenzo Pernaci da Palermo.16
Egli con atto del 22 maggio 1542 presso il notaro Antonino Bonafede
da Ciminna si obbligò fare alcune fregiature ed aggiunte ad un
gonfalone della chiesa di una confraternita di S. Vincenzo, oggi
diruta; ma, avendo a lungo indugiato ad eseguirle ed essendo stato
perciò costretto in giudizio a terminarle, gli fu, per atto del
27 ottobre 1548,accordata dilazione di un mese e mezzo, per recare
a termine il tutto.17
Con altro atto del 31 ottobre del 1542 18
i coniugi Vincenzo e Giovannello Pernaci promisero consegnare,
come poi fecero, ad certo Leonardo Parrinello, uno dei rettori
della chiesa di S. Maria di Gesù in Ciminna, anche essa diruta,
un gonfalone conforme al disegno già fornito, con figure, in rilievo
ad intaglio, cioè nel mezzo l'Annunziazionee dai lati la Visitazione
e l'Assunzione di Nostra Signora, e di sopra: nel centro la Risurrezione
di Cristo e ai lati S. Michele e S. Giovanni, pel prezzo in tutto
di onze 24.
Nell'ex-convento S. Francesco esisteva un quadro di Vincenzo La
Barbera; ma verso il 1878 il Prof. Ciofalo da Termini, venendo
in Ciminna come ispettore degli scavi e dei musei di Sicilia,
fece istanza al Sopraintendente di essi che facesse rimuovere
da quel luogo il detto quadro, perché maltenuto. Il Ministero
accolse l'istanza ed ora esso trovasi nel museo di Termini, nella
sala delle pitture e degli arazzi. Il quadroè di m. 2,30 per m.
1,46, e rappresenta il Cristo morto sulla croce, a destra il buon
ladrone e a sinistra il cattivo, ai piedi la Maddalena in atto
di stringere la croce e sotto questa un teschio, sul cui osso
frontale è scritto V. B.P., cioè Vincentius Barbera pinxit. Il
quadro fu ristorato e si conserva in buono stato.Nel detto ex-convento
esisteva un altro quadro pregevole, rappresentante l'Immacolata,
e verso il 1865 fu venduto all'arciprete di Marineo D. Emmanuele
Arcoleo per conto di quella Matrice, ove tuttora si conserva.
Esso ha le dimensioni di m. 2,98 d'altezza per m. 2,21
di larghezza, e differisce molto da quello esistente ancora nella
chiesa diS. Francesco e del quale parlai a pag. 107. Finalmente
un arazzo di velluto cremisi, che nel 1902 fu venduto per L. 700
ai fratelli Ana stasi antiquati da Palermo. Esso era del secolo
XVII e si chiamava propriamente spalliera. Aveva le dimensioni
di m. 5 per m. 1,75 e nel centro portava ricamati gli stemmi
delle famiglie Barbone e Partanna. Serviva nelle funzioni sacre,
alle quali assisteva la rappresentanza municipale.
12.
Esse dovrebbero col locarsi dentro la chiesa per essere riparate
dalle vicende atmosferiche. 13.
Op. cit., voi. I, p. 297 in nota e 464. 14.
Vedi in appendice documento n. V. 15.
« Eodem (30 gennaio X ind. 1521). Hon. m.r Antonellus Yhaginis,sculptor
marmorum et civis Panormi, presens coram nobis, sponte se obli-gavit
et obligat no. Simone Bilie de terra Chiminne, presenti et stipulanti,
etpromisit facete et scolpire ei... ». Qui l'atto rimane tronco
nel voi. di n.2.254 dei registri di detto notar Formaggio, anni
1521-22, X ind., f. 432 retro.Di MARZO, op. cit., voi. I,
p. 296. 16.
Di MARZO, op. cit., voi. I, pp. 693 e 694. 17.
Nel volume di n. 5.622 dei registri di notato Fabio Zafarana (anni1548-50,
ind. VII e Vili) nell'archivio dei notari defunti in Palermo.
18.
Nel volume di nhm. 1.081 dei registri di notare Alfonso Cavarretta(1542-44,
ind. XV, 1, f. 149 e 150) nell'archivio dei notari defunti in Palermo.
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