La più importante di tutte le rappresentazioni
sacre eseguite in Ciminna per la vastità del terna
scelto ad essere raffigurato, pel numero e la natura dei personaggi
e per la magnificenza della messa m iscena fu quella del 1797,
e perciò merita essere conosciuta per la storia del
paese, che nel censimento dell' anno seguente 1798 risultò
di 6150 abitanti, e per dimostrare indirettamente quali dovevano
essere quelle dei grandi centri, che disponevano di mezzi
maggiori.
L'autore della detta rappresentazione fu un prete domenicano
nativo di Ciminna, che nel suo ordine ottenne il grado di
baccelliere ed ebbe fama di dotto, P. Fr. Vincenzo Brancato.
Egli ne scrisse la relazione e ne diresse 1' esecuzione artistica.
La rappresentazione cominciava con un gruppo di tre personaggi
coi relativi motti : Il Genio di Ciminna, fiancheggiato dalla
Religione e dal Desiderio di onorare il Crocifisso; quindi
seguiva l'Angelo tutelare di Ciminna portante uno stendardo,
in cui da una parte era rappresentata la croce e dall' altra
si leggeva a caratteri d' oro il motto : Apocalypsis lesu
Christi. Dietro il suddetto angelo seguiva la rappresentazione
dell' altissima profezia, secondo 1' ordine del sacro testo,
dal primo all'ultimo capitolo, dei quali era riassunto e raffigurato
con personaggi il significato. Chiudeva la rappresentazione
un luminoso carro, formato da nuvole, sulla cui cima si ergeva
l'augusto Trono di Dio e dell' Agnello Divino, e da sotto
il trono sgorgava un limpido fiume, che scendeva vagamente
quinci e quindi a bagnar le riviere sparse da alberi onusti
di frutta d' ogni specie. Nel mezzo sorgeva una palma carica
di datteri, sopra le cui fronde sfolgorava luminosissima croce
col motto : Lignum tìitae, dinanzi alla quale stava
genuflessa Ciminna in atto di adorarla col seguente motto
: Protege, salva, benedic, sanctifica.
Il numero dei personaggi, a piedi e a cavallo, non può
dirsi con precisione, perché alcuni gruppi sono indicati
nella relazione coi nomi collettivi di popolo, esercito, turbe,
ecc. Però da un esame fatto sulla detta relazione risulta
che essi furono più di cinquecento. Ma le cose degne
di maggior rilievo erano la varietà e la natura dei
personaggi. Infatti in essi erano raffigurati enti soprannaturali,
come il Dio Padre, Gesù Cristo, angeli, santi, anime,
demoni, ecc. ; antichissimi storici, profeti, sacerdoti dell'
antica legge, ebrei, vescovi, eresiarchi e conquistatori coi
loro seguaci, re, guerrieri, eserciti e turbe di popolo ;
enti naturali, come il ciclo, l'oriente, il giorno, la terra,
il mare, montagne, fiumi, città, animali, ecc., e,
quel eh' è più, molti enti allegorici, come
le virtù, i vizi, la morte, il paradiso, 1' inferno
e tante altre idee astratte. Né meno importante era
il vestiario, poiché, leggendone la descrizione, non
si può dire se allora fosse più ammirevole la
forma appropriata all'idea rappresentata dal personaggio o
la sua magnificenza.
Questa rappresentazione, di cui si conserva ancora nel popolo
la tradizione, era preceduta da un coro di sonatori di timpani
ed altri strumenti da fiato, vagamente vestiti e percorse
le vie principali del paese, fermandosi nei luoghi più
importanti. In questi avvenivano le scene più caratteristiche
: ora due cori di angeli e di seniori cantavano somme lodi
ali' Agnello Divino, parafrasando in versi italiani i versetti
9-13 del capo V dell' Apocalisse, ed ora si eseguiva il gran
combattimento fra S. Michele e gli angeli suoi seguaci da
una parte e Lucifero e i demoni suoi aderenti dal!' altra,
descritto nel capitolo XII della detta Apocalisse. Nella riproduzione
di queste scene alcuni esecutori vi mettevano tale efficacia,
che ne restavano stanchi per qualche tempo ; ed esiste ancora
la tradizione di un uomo, forse ammalato, che era vestito
da demonio, e. si affannò tanto a rappresentare la
sua parte, che ne morì lo stesso giorno.
I personaggi furono scelti fra tutte le classi sociali, e
il vestiario fu preso in affìtto anche da altri paesi
circonvicini e financo da Palermo. Furono inoltre adibiti
pittori per dipingere i vestiti e i motti. La spesa erogata
per quella rappresentazione si rileva dai conti della festa
e fu la seguente. « Spese a minuto tari 16, a D. Vincenzo
Di Bella per fatica di pittura tari 20, per due vetture accesso
e recesso da Corìeone di pittori per la reale condotta
tari 14, per pagamenlo agli stessi per affitto di robbe onze
34 e tari 23, per pane somministrato ad essi tari 19, per
due vetture per Palermo pel baccelliere Brancato tari 16.
Totale onze 37 e lari 18 (pari a L. 479,40). »
In fine del volume sarà riportata la relazione scritta
dall'autore.