1. Leggende plutoniche-
Le leggende sono memorie di fatti per lo più favolosi
e talvolta inverosimili, creati dalla fantasia e dall' ignoranza
del popolo.
Esse si trovano in tutti i paesi, e sono tanto più numerose
quanto meno avanti sono questi nella civiltà. Corrispondono
a un bisogno psicologico del popolo, che a guisa dei bambini
vuole la spiegazione di tutto quello che vede. Perciò
una chiesa, un edifizio, un monumento sono spesso l'origine
di leggende, che, create dal popolo per appagare la sua curiosità,
sono ritenute come storie. Si dividono in profane e sacre, secondo
la materia che esse trattano.
Le leggende profane più diffuse sono quelle dette plutoniche,
che si riferiscono a tesori incantati, a fiere notturne, ad
apparizioni di persone e oggetti d'oro, ecc. Si crede dal popolino
che i detti tesori ora sono guardati da spiriti maligni e ora
sono incantati e in questi casi bisogna fare delle pratiche
che pochi possono conoscere. Essi furono nascosti dai Saracini
1, i quali
conobbero un'erba da cui estraevano l'oro per farne monete.
Si crede anche che la detta erba esiste ancora, ma non è
più conosciuta e viene mangiata dagli animali ovini,
i quali perciò hanno talvolta i denti coperti da una
patina giallastra creduta oro dai caprai.
In Ciminna esistono alcune di queste leggende, delle quali due
furono raccontate dal Pitrè2.
Oltre a queste ve ne sono altre di tesori incantali nelle contrade
Pizzo della monaca e Cozzo della campana. In quest'ultimo luogo
si crede che sia un orologio a campana, che è d' oro
massiccio e suona ogni sette anni. C' è perfino chi assicura
di averne sentito il suono. Vicino alle così dette Case
vecchie dell'ex feudo Villafranca esiste un gran sasso con un
buco, dentro il quale si crede essere un aratro con campane
d'oro.
(1) Dei
detti tesori chiederebbe sempre conto, come crede il popolino,
il Gran Sultano di Costantinopoli, che per discedenza si ritiene
ancora il legittimo possessore.
(2) Usi e costumi,
credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Palermo, 1889,
voi. 4, pagg. 292 e 293.
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Altre leggende parlano di fiere incantate, che si ripetono
ogni tette anni, a mezzanotte precisa, in diverse contrade di
questo territorio, cioè Sant'Anania, Ruggeri, Chiarchiaro
ed altre, e si narra di caprai, di contadini e di altri, arricchiti
in questo modo per essere stati presenti alle dette fiere. Quella
di Ruggeri comincia al suono di un orologio, che, secondo alcuni,
ha dato il nome alla contrada, e dura un'ora sola. Comprato
un oggetto, bisogna allontanarsi subito dal luogo poiché
in caso diverso si rimarrebbe ivi incantato. Altra fiera notturna
settennale avviene nella contrada denominata Fontana del Re
vicino a quella precedente.
Queste e altre leggende meno popolari di tesori nascosti ed
incantati in altri luoghi di questo territorio sono state create
dalla fantasia del popolo Ciminnese, ma io mi limito a quelle
riferite e tralascio le altre per brevità.
Accenno ora ad altre leggende di carattere diverso.
Vicino al piano del Castello era una sorgente d' acqua, che
scomparve verso la fine del secolo XVIII. Essa sboccava in un
abbeveratoio del detto piano i impetto all'ex monastero S. Benedetto.
Come in tutte le fonti d' acqua per uso pubblico, vi erano frequenti
risse con bestemmie e parole oscene, che erano di scandalo alle
monache e alle ragazze educande del monastero. Si narra che
fra queste ultime vi era la figlia di un principe, la quale
ne parlò al padre, e questi, per togliere la causa dello
scandalo, fece gettare dell' argento vivo (mercurio)
nella sorgente. Si dice che il detto metallo fece scomparire
l'acqua, la quale poi fu causa di molte frane ed ora sorge in
altri luoghi più bassi.
All'estremità inferiore del paese esiste un' altra sorgente
denominata Canale con un lavatoio pubblico. Si dice che attraverso
un condotto sotterraneo essa comunichi con un gran buco esistente
nella contrada Cozzoferrato, distante un chilometro circa dall'
abitato. Le acque piovane si scaricano nel detto buco e quando
sono abbondanti intorbidano quella della sorgente 1.
Ciò fece nascere un' antica leggenda. Infatti si crede
che dentro la detta sorgente esiste un coccodrillo, il quale
talvolta coi suoi movimenti intorbida le acque e quando ciò
avviene nessuno ardisce avvicinarsi alla sorgente per timore
del coccodrillo. Perciò non mancano quelli, di fantasia
più esaltata, che assicurano di averlo visto, e favoleggiano
di bambini presi e divorati nei tempi antichi.
A breve distanza della detta sorgente ne esiste un' altra denomi
nata Folletto. Essa è alla base d' una collina, dalla
quale in varie epoche si sono staccati dei macigni che hanno
ucciso alcuni individui, dei quali gli ultimi tre il 2 ottobre
1869. Il popolino crede che le anime dei detti individui, morti
senza sacramenti, siano condannati per sempre a stare ivi. Perciò
esiste la leggenda che in quel luogo compariscano spesso di
notte degli spiriti o anime condannate, che si chiamano anche
folletti. Forse per questo motivo il luogo prese da tempo antichissimo
tale denominazione.
La fantasia fa dire pure al popolino che vi siano apparizioni
di fantasmi m altri luoghi come nel piano di Cataldo (Calavuru),
nelle Case vecchie di Villarranca, alla fontana del Re, alla
Nostradonna e altrove.
Esistono altre legende, che furono da me narrate nel libro pubblicato
in Palermo nel 1911 e intitolato : Ciminna, memorie
e documenti.
(1) Secondo altri
la sorgente comunica con un'altra a breve distanza delle case
omonime.
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